Zenti e il «caso Provolo». Il pm: va archiviato

28/07/2009

GIUSTIZIA E POLEMICHE. Il pubblico ministero Giovanni Benelli ha già chiuso il fascicolo

Ma l'Associazione sordomuti non è d'accordo. L'ultima parola spetta al Gip, che deciderà nel mese di settembre


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Il vescovo Giuseppe Zenti durante l'affollata conferenza stampa del 23 gennaio scorso

Verona. Il pm Giovanni Benelli ha chiesto l'archiviazione del procedimento a carico del vescovo Giuseppe Zenti, accusato di diffamazione. E la replica dell'Associazione sordi Provolo non si è fatta attendere: ieri l'avvocato Giuseppe Rossodivita ha depositato l'opposizione alla richiesta della procura di scaligera. Il legale ha anche chiesto che il gip formuli un imputazione coatta a carico della massima carica religiosa in città. Ora la patata bollente passerà nelle mani del giudice delle indagini preliminari che dovrà valutare sia la memoria difensiva del legale di Zenti, l'avvocato Mario Vittore De Marzi presentata nei giorni scorsi e l'opposizione all'archiviazione del denunciante. La decisione potrebbe arrivare già in settembre alla conclusione delle ferie.
I FATTI. La vicenda nasce nello scorso gennaio quando un articolo del settimanale L'Espresso raccontò di una serie di violenze sessuali, commesse proprio nell'Istituto per sordomuti da parte di alcuni religiosi. Le vittime sarebbero state una sessantina e gli abusi sarebbero durati per una trentina d'anni fino al 1984. Quell'articolo suscitò un grande clamore in città, provocando la reazione del Vescovo. Il 23 gennaio, monisgnor Zenti svolse una conferenza stampa durante la quale replicò duramente alle accuse, riportate nel settimanale. Parlò senza mezzi termini di «accuse infamanti», di «una montatura» giornalistica. Poi il dito si rivolse contro il presidente dell'associazione sordi, Giorgio Dalla Bernardina. A parere del Vescovo, il responsabile «aveva plagiato» la sessantina di denuncianti. Ma l'affondo del Vescovo era ancora più netto: «Dalla Bernardina pretendeva di mantenere l'utilizzo dei beni immobili di proprietà della Congregazione e chiuse la sua richiesta minacciando di intervenire con accuse di pedofilia».
LA DENUNCIA. I vertici dell'Associazione sordomuti impiegarono poco più di un mese prima di depositare la denuncia per diffamazione a carico del Vescovo proprio per le dichiarazioni. «Monsignor Zenti aveva raccontato dei fatti», ha sostenuto ieri il legale dei sordomuti, l'avvocato Giuseppe Rossodivita, «e quando si attribuiscono dei fatti, per poi criticarlo, quei fatti devono essere veri». E ancora: «Non è corretto ricondurre tutto ad una mera opinione come fa la procura di Verona». L'avvocato dalla capitale ricorda che la richiesta del pm Giovanni Benelli, «si discosta da un principio fondamentale». In una nota, l'associazione Provolo ricorda che «Zenti dopo le clamorose rivelazioni dell'Espresso, parlò di menzogne e di ricatti». I dirigenti dell'organizzazione poi sottolineano che, all'epoca, il procuratore Schinaia «parlò di fatti che però, non erano tali da integrare gli elementi per configurare un'estorsione». Ai dirigenti del «Provolo» non piace insomma che «Dalla Bernardina è stato identificato a Verona come colui che ricattava il Vescovo».
LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE. Di tutt'altro avviso, invece, sia il difensore di monsignor Zenti che la procura di Verona. La memoria, depositata dal legale, parlava dell'esercizio da parte dell'alto prelato del diritto di cronaca senza alcuna diffamazione rivolta a chicchessia. Doveva difendersi dalle accuse rivolte dal settimanale L'Espresso a chi fino al 1984 per una trentina d'anni avrebbe abusato dei giovanissimi disabili.La tesi del legale ha convinto il pm Giovanni Benelli che nei giorni scorsi, ha depositato la sua richiesta di archiviazione al giudice delle indagini preliminari, notificandola alle parti coinvolte nel processo.
Ora bisogna attendere la decisione del gip che con ogni probabilità fisserà una camera di consiglio durante la quale ascolterà le tesi di accusa e difesa.
Forse già a settembre, arriverà la risposta definitiva.GP.CH.

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